LA XYLELLA CONTINUA AD UCCIDERE LA PUGLIA NEL DISINTERESSE DI CHI DOVREBBE FARE QUALCOSA

Come un artista maledetto e dannato, che odia sé stesso e il mondo. Come un folle distruttore di bellezza. Come un architetto del disastro, il batterio della Xylella ha ammazzato gli ulivi, ha decretato la morte di una filiera e ha cambiato il dolce panorama della Puglia. Chissà se questo soggiorno obbligato diventato uno degli incubi ambientale e paesaggistico d’Italia è un verdetto senza appello.

Anche gli ulivi millenari, “i patriarchi di Puglia” che in alcuni casi sopravvivono da 2.500 anni e risalgono all’epoca degli antichi Messapi non sono riusciti a scampare all’inevitabile morte da Xylella.  Anche loro, sono morti o moribondi per colpa della Xylella Fastidiosa, il batterio killer che da undici anni si è insinuato nel Salento decretando la fine di centinaia di alberi.  I patriarchi che il vento e le intemperie hanno trasformato, annodato, piegato, ma mai spezzato hanno fatto innamorare vip internazionali che hanno poi scelto la Puglia come loro seconda dimora, da Helen Mirren a Francis Ford Coppola, Gerard Depardieu, Ron Moss, Emma Thompson fino a Meryl Streep.
 

E ora, che fine rischia di fare l’identità di un popolo e di un territorio che sull’ulivo da sempre ha fondato la sua cultura e la sua economia? Se fra dieci anni in Puglia non ci saranno più ulivi, come sarà il paesaggio? La peste degli ulivi è iniziata con poche piante infettate tra Gallipoli e Alezio, in provincia di Lecce, da un batterio microscopico e incurabile venuto dall’altra parte del mondo. Ora l’epidemia ha oltrepassato le province di Taranto e Brindisi fino a raggiungere Bari. Nell’area infetta, in provincia di Lecce, c’è stata già un’ecatombe. Una terza subspecie di Xylella, la “Multiplex”, scoperta nell’ultimo recente monitoraggio ha attaccato e infettato anche due mandorli a Santeramo in Colle (Bari). Il batterio, dunque, avanza inesorabile, da Lecce verso Bari. Dal Sud al Nord della Puglia, senza sosta, nascono nuovi focolai. Sin dal 2013 quando furono scoperte le prime piante infette si è parlato di complotti, aspetti economici e crisi degli agricoltori, ma poco del danno ambientale e paesaggistico.

La Xylella ha contagiato oltre 21 milioni di ulivi in Puglia, una strage che ha lasciato un panorama spettrale con oltre 8mila chilometri quadrati di territorio infettato, pari al 40% della regione. Una superficie 100 volte più estesa rispetto alla zona infetta iniziale. Oggi le campagne del Salento sono desertificate e abbandonate e ovunque restano cimiteri di alberi che non valgono più nemmeno come legna da ardere. I danni economici causati dal batterio sono stati stimati in 2 miliardi di euro. La produzione olivicola del Salento è crollatadel 95% e si sono persi 5 mila posti di lavoro. I primi approcci nel cercare di dare una risposta furono esclusivamente di carattere fitosanitario. Sono state individuate specie di ulivi resistenti al batterio ma la Regione non ha ancora deciso quali sono le risposte definitive all’emergenza Xylella. Dalla Puglia al governo centrale le richieste di fondi per gli olivicoltori sono costanti. Bari chiama Roma – anche pochi giorni fa - per un piano decennale di ristori da erogare agli olivicoltori che devono procedere con i reimpianti delle specie resistenti per ripristinare il potenziale produttivo olivicolo nelle province di Lecce e Brindisi attualmente azzerato dalla Xylella. Di sicuro, però, c’è totale inerzia sulla questione ambientale e paesaggistica. “E’ un terremoto del paesaggio”: così Maria Piccarreta, direttore della Soprintendenza di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto definì lo scempio in un’intervista che le feci tempo fa.

I mozziconi degli ulivi, la peste della natura pugliese, il terremoto del paesaggio e la distruzione della filiera sono anche figli dell’inerzia e della mancanza di un piano coordinato e integrato di ricostruzione. Così la Xylella continua a contagiare tutta la Puglia. L’ulivo in Puglia è (era) vita. L’ulivo è (era) paesaggio. Era olio e affari, ma soprattutto è storia e identità. Gli ulivi millenari, pazienti, attendono la salvezza. E non a caso un ulivo compare anche nel simbolo della Regione. Gli ulivi sono nodosi e aspri, bellissimi e austeri. Ora stanno morendo. Nell’indifferenza.

2024-04-17T12:35:20Z dg43tfdfdgfd